7 novembre 2017 - inizio il blog

Sono 7 giorni quasi che sono in ospedale.

Tra queste mura sei portato a pensare che la vita sia fuori di qui, che questo è un tempo che serve solo per guarire, che da qui vuoi uscire prima possibile.

È tutto vero, o almeno lo è parzialmente.

In ospedale sei costretto a vivere una vita lenta, fatta di attese, di esami, dei visitatori, delle infermiere, dei dottori, di guarire (per chi può).

Fuori dall'ospedale si rincorre il tempo e non si ha mai modo di fermarsi un attimo.

Qui dentro vivi solo di attesa, quasi come se il tempo andasse sprecato.
Qui dentro tutto si rallenta, qui dentro il tempo è scandito dai prelievi, dalle misurazioni dei parametri, dall'orario di visite dei parenti ed amici, dall'orario dei pasti.
In ospedale si è in attesa.

Mi sono chiesta cosa volesse dire questa mia malattia in questo momento della mia vita.

Dal cammino di Santiago in poi, ovvero negli ultimi due anni, ho costruito un percorso di rivalutazione delle mie priorità, dell'uso del mio tempo, di disintossicazione da un lavoro che spesso facciamo di fretta perdendo di vista la missione stessa del nostro mestiere.

In questi due anni mi sono concentrata a provare il più possibile a disintossicarmi da questa droga e malattia che si chiama "fretta".
Non ci sono riuscita sempre, ma qualche regola e qualche scelta, mi hanno aiutata in questo percorso di riprendermi la vita.

Sembra che questo stop rischioso che sto vivendo ora, sia l'ennesimo passaggio per una vita più lenta e consapevole.

Ma comunque non sono in grado ancora di rispondere sul significato di questo tempo lento, ma quello che è sicuro è che nell'attesa, nel tempo vissuto lentamente, si incontrano storie, volti, visi stanchi, lacrime, sorrisi, coraggio, consolazione e carezze.

Voglio lasciare qui le riflessioni di un tempo lento, perché chi è fuori da queste mura di ospedale, non ha questo "privilegio".

Sicuramente serve a me per vivere appieno questa esperienza, e per darle un senso non solo di tristezza e disperazione, ma anche una veste positiva, dolce e delicata.

Voglio raccontare di tutti i piccoli fiori che vedrò tra il cemento di queste mura.

Queste riflessioni personali le condivido con voi.

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