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27 novembre (f.o. - fuori ospedale)

L'amore lo metti dove puoi, e lui fiorisce dove vuole. Questa è la frase che mi ha scritto Laura a proposito del possibile raduno del gruppo whatsapp di mio sostegno in questo periodo, il mitico "50 sfumature di giallo". Siamo rimasti tutti un po' stupiti del fatto che si potesse generare tanto affetto e vicinanza,  nonostante molti non si conoscano. Devo dire che senza questo gruppo e senza le persone che mi sono accanto, questa esperienza di malattia sarebbe decisamente più dura. Non posso nemmeno immaginarla. E invece in questo mese, mi sono sentita sola solo 2 volte: una mentre facevo la tac con gli infermieri e medici "asettici", ed una mentre i medici mi stavano dicendo che forse sta cosa mi lascerà un'eredità per tutta la vita. In quel momento ho pianto e quello non me lo poteva consolare nessuno. Era un pianto di rabbia e poi di accettazione. Per il resto, tante persone vicine, mi hanno emozionata, coccolata, fatta sorridere, incoraggiata.

20 novembre

In questo periodo di ospedale ho visto tante cose, alcune delicate ed altre fortissime. Ho visto la morte, la guarigione, la vecchiaia che svuota le vite e le rende paura-pelle-ossa. Ho visto la forza delle carezze di giovani infermieri, scacciare i pianti di ultra novantenni impauriti. Ho visto lacrime che poi si trasformavano in "un altro passo da fare". Ho conosciuto persone splendide e calde e persone capaci di farti sentire il gelo dentro. Ho aspettato sempre ogni cosa e proprio mentre aspettavo guarivo, così ho capito che l'attesa non è immobilità, ma è rispettare il tempo del nostro corpo, delle cose che maturano senza fretta, dei passi lenti, incerti, prudenti, che però non tradiscono e ti portano ovunque. Ho ripercorso le lente e faticose strade che mi hanno portata a Santiago, dove il tempo, la tenacia, la forza, il chiedere aiuto, il rispettare il proprio corpo, e la forza di un passo e poi l'altro, mi hanno condotta a destinazione. Ho desiderato mes

18 novembre

17 giorni di ospedale. Oggi è venuta in stanza con me una vecchietta di 96 anni. È un pò conciata ma ci sta abbastanza con la testa. Quando è arrivata sembrava spaventata. Era in casa di riposo e poi si è ritrovata qui in ospedale. Appena messa a letto, infermieri e inservienti le hanno preso i parametri (pressione, febbre, etc) e poi hanno iniziato a pulirla. È prassi. Procedure che seguono. Ma lo fanno con dolcezza, parlandole con dolcezza, spiegandole tutto ciò che le stanno per fare. Controllano eventuali piaghe, le curano con spray, creme, etc. Finita la pulizia uno dei due le guarda il viso e le dice: "signora ha la bocca secca e un caccola in un occhio. Posso pulirgliela?". La signora annuisce. L'inserviente prende delle garze, le bagna un po' e si prende cura di quel viso scarno. Pulisce e bagna la bocca, e poi si prende cura degli occhi, con calma, pazienza ed attenzione. Le procedure e la prassi erano già finite quando l'avevano lavata. Pul

16 novembre bis

Per chi non conoscesse la piramide di Maslow, consiglio di dare un occhio su internet. Se riesco la aggiungo anche qui nel post. Fuori dalla mia GALERA SPA io vivevo costantemente la punta della piramide. L'altro giorno, quando mi hanno rimandato la biopsia al giorno successivo, giuro, non prendetemi in giro, la prima cosa che ho pensato è stata:"Wow. Posso mangiare il pranzo e la cena". Caduta in picchiata verso la base più bassa della piramide. Tutto il resto è diventato effimero. Ragazzi, non scherzo, effimero. So bene che ciò che sta ai piani sopra non è effimero; solo che in 16gg di ospedale ho fatto una lunga scivolata verso l'essenzialità, e questo è quello che sto vivendo. Digerire bene il cibo dell'ospedale e vedere come questo diventa energia e forza per la mia guarigione, mi ha catapultato all'essenza. Poi ci ho pensato bene durante le mie passeggiate lungo le boulevard della mia GALERA SPA (il corridoio fuori dal reparto): la piramide di M

16 novembre

Mi curo. Vivo un tempo che sembra vuoto. Aspetto che il mio corpo si rigeneri e si guarisca. Fino ad ora, la metafora di questi quasi 16gg di ospedale, è proprio questa. Vivere un tempo che sembra essere vuoto, dove mi prendo cura di me (insieme a tutti coloro che sono concentrati su di me), e attendo che il mio corpo guarisca. Fino ad oggi non ho ingerito una sola medicina, steroide o boh. Vivo di cibo basilare, acqua e zucchero. Sono stata costretta a fermare la frenesia della mia vita super organizzata, ho fatto una lunga frenata, ed ora attendo pazientemente che a passi compatibili con il mio corpo, io torni al centro della mia vita, ed il mio corpo in salute. Quante volte ci concediamo anche il tempo della guarigione? Magari meglio 4 pastiglie che fanno passare i sintomi, e siamo già in pista mentre stiamo ancora ingerendo di fretta la 4a pastiglia. Il tempo della convalescenza poi.... A volte non diamo nemmeno il tempo di guarire ai figli, perché tenerli lontani da scu

14 novembre

In camera mia c'è una "sciura" di 80 anni, vedova e con un solo figlio di 53 anni che vive con lei (dopo che è morto suo marito). Questa sciura vive per il figlio, forse anche troppo, perché sto cucciolo di 53 anni non sa manco prepararsi una bistecca da solo. Sono legatissimi. Lei ha la memoria a breve termine che ha un timeout di scadenza piccolissimo tanto che ormai sento io le medicine che deve prendere, le ricordo di bere, parlo con i medici e poi con il figlio. Mi parla tutto il giorno de "ilmioRoberto" che è il nome proprio del figlio. Non ho mai sentito dire solo Roberto. Sì chiama "ilmioRoberto". Sta sciura è tenera, ma nonostante la sua tenerezza che si taglia con un grissino, riesce a farmi impazzire ogni due secondi con racconti, piccoli lamenti, chiacchiere. "cosa mangerà oggi ilmioRoberto?. Io gli preparo lo spezzatino con le patate, e la carne mica la prendo al supermercato, vado dal macellaio....." Quando le fanno l&#

13 novembre

12 giorni di ospedale. Tra domani e dopodomani si inizierà a parlare di come si svolgerà il mio futuro. È come ricominciare. Devo decidere come ricominciare. Sfiori la fine e quando guardi il futuro ti rendi conto che le priorità sono diverse, ciò che prima era essenziale, ora sembra forse un desiderio sbiadito. È lo sguardo del momento, filtrato da problemi di salute, da stanchezza fisica e mentale. Ma davvero molte cose sbiadiscono. Quindi ora ricomincia la vita 2.0. Probabilmente questa vita prevederà che io mi metta un po' al centro, e questo non solo per la salute ma anche per qualità della vita in generale. Questo stop improvviso non può non essere un segno per la mia vita. Il precedente stop con il precedente intervento chirurgico, mi ha privato di una parte importantissima, ma l'ha fatta rinascere attraverso l'accoglienza dell'affido. Questo? Che germoglio sarà per la mia vita? Oggi è stata una giornata emotivamente faticosa. Anche le mie compagne