9 novembre

Oggi un'infermiera doveva accompagnare ad un esame una signora appena arrivata in camera.

La signora era dolorante ed impaurita.

Aveva un pigiama un po' leggero, ma il dolore che provava era sicuramente più forte del freddo.

L'infermiera l'aiuta a tirarsi su dal letto. Le dice:"amore, resisti. Ti portiamo noi. Tu non puoi farcela a camminare".

Già chiamare un paziente "amore" mi piace: è un pò come quando rispondi al telefono e ti dicono di sorridere.

Quella parola ti fa già capire come ti vorrà trattare: con amore.

Comunque, quando si preparavano per uscire, l'infermiera nota il pigiama leggero e dice alla signora:"non hai una vestaglia? Avrai freddo così".

La signora ha indicato l'armadietto e dopo qualche secondo era al caldo.

Ripeto una frase: l'infermiera nota il pigiama leggero e aiuta la signora a scaldarsi.

Questo prendersi cura della persona mi ha folgorata.
Non era solo una professionista che sapeva fare il proprio lavoro bene, era una persona che si prendeva cura di un'altra persona.

Quella infermiera stava già facendo il suo lavoro. Molto bene.
Ma ha osservato un bisogno della persona.

Qui in ospedale accade continuamente.

Molti di questi infermieri e dottori non curano malattie, curano persone, interamente.
Incoraggiando, curando fisicamente, guardando ai bisogni, tutti i bisogni, di noi pazienti.

E pensavo a quanto questo clima di "prendersi cura" sia distante dal nostro lavoro: tra colleghi, con i collaboratori, con i clienti.

Non parlo poi della famiglia.

Non voglio più vivere un clima lavorativo arido. Voglio ritornare alle persone che si prendono cura di....

Cura dei colleghi, dell'azienda in cui si lavora, come se fosse mia, cura di ciò che serve, del bisogno, espresso o non espresso.

Correre velocemente dietro a tutto, non permette di vedere che la signora ha freddo, se non hai chiaro che ti stai prendendo cura di lei.

Non è solo la fretta a fregarci, ma è l'attenzione che mettiamo al bisogno dell'altro.

È tremendamente difficile, ma se qui lo fanno costantemente, perché non si può fare fuori di qui?

Domani, chi leggerà queste righe, si guardi attorno e guardi alle persone e ai loro bisogni.
Il tempo diventi un mezzo, non l'arbitro delle nostre scelte.

Fotografie lente da queste mura.

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